A
abbacinare [ab-ba-ci-nà-re], v. trans.
-accecare
-fig. ingannare
alea [à-le-a] sost. femm.
– rischio
– caso, sorte
algido [àl-gi-do] agg.
Freddo, glaciale, gelido.
alterco [al-tèr-co] s.m. (pl. -chi)
Violento scontro verbale
ananasso [a-na-nas-so] sost., s.
L’Ananas, chiamato in italiano anche Ananasso, è un genere di piante appartenente alla famiglia delle Bromeliaceae.
ancillare [an-cil-là-re] agg.
che è in relazione al terime ancella, inteso nel senso di serva, domestica
(ling.) che è di supporto, propedeutico, serve, aiuta ad es. l’apprendimento di qualcosa
astrùso [a-strù-so], agg.
che è difficile a capirsi e complicato
atavico agg. [a-tà-vi-co]
– Che deriva dai più lontani progenitori: istinti atavici
auspicare [au-spi-cà-re] v.tr e intr.
prender gli auspici, augurare; desiderare vivamente
C
culaccino [cu-lac-cì-no]
Sostantivo
culaccino m (pl: culaccini)
1. le estremità del salame, della salsiccia o del pane
2. fondo di bicchiere
3. traccia lasciata da un secchio bagnato o da un recipiente simile nel punto in cui è stato appoggiato
diminutivo di culaccio
D
dicotomia [di-co-to-mia] s.f.
divisione in due parti
disamina [ di-sà-mi-na] sostantivo femminile.
Esame attento e preciso
duttile [dùt-ti-le] agg
1 Con riferimento a metallo, che può essere facilmente ridotto in lamine o fili sottili senza rompersi (p.e. l’oro, l’argento, il rame ecc.)
2 lett. Flessuoso, agile
3 fig. Che si modifica a seconda delle necessità e delle circostanze
E
eristico [e-rìs-ti-co] agg.
contenzioso, polemico, ingannevole.
(deriva dalla generazione del sofismo, ossia l’”eristica”, l’uso della parola come mero strumento di confutazione indipendente dal valore degli argomenti, dal loro contenuto di verità.)
F
facondia [fa-còn-dia] s.f.
-Facilità di parola, scioltezza ed eleganza d’espressione
favellare [fa-vel-là-re] v.intr. (aus. avere; favèllo ecc.) [sogg-v] lett.
• Parlare; raccontare, narrare
I
ignavo [i-gnà-vo] agg., s.
agg.: che è indolente, privo di virtù, di forza morale
s.m.: (f. -va) Nel sign. dell’agg.
imbolsire [im-bol-sì-re] v.
detto di un cavallo, diventare bolso;
in senso figurato, di persona, ingrassare in modo malsano
Inanità [i-na-ni-tà] sost. fem.
– inutilità, vacuità
invacchire [in-vac-chì-re] v.
andare in vacca, cioè a male
dei bachi da seta che si gonfiano e ingialliscono per poi morire
M
misoneista [mi-so-ne-ì-sta] agg. e s.
di persona assolutamente contraria ad ogni innovazione, cambiamento o novità
O
opimo [o-pì-mo], agg.
– lett. Grasso, pingue
– generic. Copioso, abbondante
orpello [or-pèl-lo] sost., m.
– ornamento inutile ed eccessivo
– propriamente: similoro, lamine adoperate come ornamento
P
Panzana [pan-zà-na] s.f.
Fandonia, frottola, bugia: tutte panzane!; dire, raccontare panzane
Pleonastico [ple-o-nà-sti-co], agg.
-superfluo, ridondante
Pletorico [ple-tò-ri-co] agg.
-fig. più numeroso del necessario, eccessivo
Preconizzare [pre-co-niz-zà-re] v. trans.
– annunciare solennemente
– predire, profetizzare
procrastinare [pro-cra-sti-nà-re] v.
rimandare a domani, temporeggiare, differire
probo [prò-bo] agg.
-onesto
prodromo [prò-dro-mo] s.m.
Segno, indizio, circostanza che preannuncia qualcosa, generalmente sfavorevole.
es. i prodromi di una malattia, di una crisi economica
Q
quietanza [qui-e-tàn-za]
o quetanza, ant. quitànza
s.f.
Documento rilasciato dal creditore al debitore in cui si dichiara di avere riscosso la somma dovuta: chiedere, rilasciare la q.
‖ Dichiarazione di avvenuto pagamento: firmare per q.
La quietanza deve essere rilasciata in forma scritta: atto pubblico o scrittura privata. Altrimenti sarebbe frustrata la finalità certificativa della stessa. La dottrina ritiene sia sufficiente la provenienza della quietanza dal creditore, anche se non firmata dallo stesso.
S
sacripante [sa-cri-pàn-te] sost., m.
-uomo grande e grosso
-briccone
sciamannato [scia-man-nà-to] agg.
-sciatto, disordinato
Segaligno [se-ga-lì-gno] agg.
-magro e asciutto, e per questo robusto e sano
soccida [ sòc-ci-da ] Sostantivo
soccida f (pl: soccide)
1. contratto agrario di tipo associativo relativo all’allevamento del bestiame. A seconda del tipo di soccida, il socio soccidante concede bestiame al soccidario che presta l’opera; costui a titolo di pagamento condividerà gli utili delle attività connesse.
2. accomandita di bestiame
* soccida semplice: il soccidante fornisce il bestiame e il soccidario si occupa del suo allevamento. Il soccidante è direttore d’impresa
* soccida parziaria: entrambe le parti forniscono bestiame, ma il soccidario si occuperà anche dell’allevamento. Il soccidante è direttore d’impresa se fornisce una certa quota di bestiame
* soccida con conferimento di pascolo: il soccidante fornisce il pascolo e il soccidario il bestiame. Il soccidario è direttore d’impresa.
anticamente soccita, deriva dal latino societas
solipsista [ so-li-psi-sta ] sostantivo, maschile e femminile.
Chi aderisce alla filosofia del solipsismo e, per estensione, chi dimostra atteggiamenti di egocentrismo e soggettivismo estremi
stolido [ stò-li-do ] aggettivo.
Di chi dimostra scarsa intelligenza o prontezza.
stoltiloquio [stol-tì-lo-qui-o]
discorso vano, insensato, proprio di uno stolto
subitaneo [ su-bi-tà-neo ] aggettivo.
Improvviso, immediato, repentino, inatteso.
T
tignoso [ti-gnó-so] agg., s.
• agg.
1 med. Che ha la tigna
2 fig. region. Di persona, avaro, spilorcio; pignolo
3 fig. region. Caparbio, cocciuto
V
veruno [ve-rù-no] agg., pron. infefinito
qualcuno, alcuno
vetusto [ve-tù-sto] agg. lett.
1 Molto antico, e perciò degno di venerazione: edifici v.; memorie v.
2 Riferito a persona, molto vecchio
Alcune tra le voci elencate non paiono desuete. Ad esempio “auspicare”: Politici e rappresentnanti di qualsiasi istituzione “auspicano” ad ogni inaugurazione, discorso ufficiale, fine/inizio anno, intervista.
“Quietanza” e’ usato comunemente in ambito commerciale e legale, anche perche’ e’ un termine tecnico e dal significato univoco.
L’osservazione è ineccepibile, solitamente non vogliamo infatti che vengano inseriti termini tecnici.
Finalmente ci si ricorda della nostra “povera lingua” così bistrattata e dimenticata soprattutto da coloro che hanno la pretesa di insegnarci qualcosa e che invece non riescono ad utilizzare neanche un comgiuntivo al momento giusto.
L’Italiano s’è lasciato un pò perdere nel corso degli ultimi 40-50 anni.
anche scrivere “po’ ” con l’accento anziché con l’apostrofo, ad esempio… -_-“
Molto interessante l’idea di “mettere in mostra” parole desuete sperando che qualcuno se ne riappropri. Attenzione, però, a non confondere termini specialistici (come eristica) con quelli veramente in disuso.
Mi accorgo che gran parte dei termini è nel mio vocabolario, anche se li uso di rado, quindi mi sento un po’ desueto io stesso. Vorrei poi precisarvi che ci sono due errori di pronuncia:
-pròdromo (e non prodròmo), perché così era la pronuncia sia greca sia latina;
-subitàneo (e non sùbitaneo, che appare quasi impronunciabile).
Se in futuro – parlando con persona di media cultura – dirò qualche parola che il mio interlocutore non capisce/non conosce, magari ve la spedirò per arricchire il vostro elenco.
Beppe
Per i termini specialistici, o tecnici, sappiamo che effetivamente nella lista ce n’è qualcuno; facendo la tracrizione di quelli che ci sono stati segnalati, si vede che non siamo stati troppo attenti.
Ci scusiamo, inoltre, per i refusi di “prodromo” e “subitaneo”.
Grazie mille per l’attenzione e per il suggerimento!
Sedrock scrive:
molti dei termini sopra elencati in ordine alfabetico non mi paiono desueti affatto. Direi piuttosto che siano poco frequenti, ma non del tutto dimenticati. La desuetudine di una parola, invece, proviene da un duraturo mancato utilizzo, spesso dovuto alla sua sostituzione con termini che risulta più facile ricordare. Di seguito annoto alcune parole che reputo davvero desuete, sulle quali attendo eventuale commento.
1. ABBACARE: Fantasticare/Vagare con la mente = sin. ALMANACCARE
2. ABBACONE: Persona con la propensione a fantasticare
3. ABBALLARE: Fare balle di fieno o paglia
4. ABBAMBINARE: Trasportare grosse e pesanti pietre, smuovendole dal suolo ora per dritto, ora a destra, ora a sinistra
5. ABBRACCIONE: Chi facilmente si assume incarichi e faccende
6. ABBURATTARE: Setacciare la farina per separare la farina dalla crusca, utilizzando un buratto (setaccio)/Esaminare, discutere/Malmenare, scuotere
7. ALBAGìA: Pomposa vanità = sin. ALTERIGIA
8. ANODìNO: Che mitiga il dolore/Inoffensivo = sin. LENITIVO
9. BORDAGLIA: Quantità di gente abietta = sin GENTAGLIA
10. BROLO: Terreno coltivato a verdura o ad alberi da frutta/Orto
11. BROSCIA: Brodaglia
12: BRUZZAGLIA: Quantità di cose o persone di poco valore/Marmaglia
13. BURBANZA: Alterigia vanitosa
14. BUZZURRO: Originario delle zone montuose che scende a valle in inverno per vendere castagne, marroni, pasticcini ed altri prodotti tipici dei suoi luoghi/Uomo zotico
15. CACHINNO: Risata smodata, perlopiù di dileggio
16. CARACCA: Nave di grosse dimensioni preposta al trasporto di merci
17. CHIETINERIA: Ipocrisia
18. CICA: Nulla
19. CONQUIDERE: Ridurre a mal partito, abbattere/Vincere/Conquistare il cuore, gli anini = agg. e p.p. CONQUISO
20. ENNEADE: Insieme di nove persone o cose
21. FLAGIZIO: Crimine/Scelleratezza
22, FLAGIZIOSO: Scellerato, infame, malvagio
23. LABBREGGIARE: Proferire parole a fior di labbra, mormorare
24. MàCOLO: Percosso, pieno di lividi/Affranto, sfinito
25. PRAVO: Malvagio, perverso
26. RUTICARSI: Muoversi piano e con fatica
27. PRèDIO: Podere/Proprietà rurale = agg. PREDIALE
28. PROPAGGINARE; Sotterrare i rami delle piante, o i tralci delle viti, senza tagliarli dal tronco, in modo che mettano nuove radici e germoglino/Sotterrare vivo col capo in giù; forma di pena di morte in uso nel medioevo
29. SALACCAIO: Vecchio libraccio
30. SALAPUZIO: Uomo di piccola statura
31. SANTIMòNIA: Vita ed atti di persona devota/Affettazione di santità, ipocrisia
32. ZINZINARE: Bere a piccoli sorsi, centellinare
33. ZOZZA: Miscuglio di superalcolici di infima qualità
Grazie intanto per il contributo!
Noi abbiamo riportato qui qualche parola: alcune ci sono state segnalate, altre le abbiamo reperite noi. Ovviamente non abbiamo la pretesa di essere esaustivi né senza errori; intanto abbiamo una base di partenza, poi si fa sempre tempo a modificare, aggiungere o altro… Abbiamo infatti l’idea di apportare qualche cambiamento!
Grazie ancora per la tua segnalazione!
Forse, allo scopo di arricchire la lista, dovremmo prendere in considerazione la possibilità di creare un “corpus” alimentato dal contributo di tutti coloro che vogliano collaborarvi; un vocabolario di “parole smarrite” aperto, cosicchè ciascuno possa incrementarlo, avendo cura di citare le fonte per verificare l’attendibilità di ognuno.
La mia fonte sono i due volumi de “Il Novissimo Melzi”, edito da Vallardi nel 1953. Tomi preziosi che si lasciano leggere come se fossero un romanzo, tanto che ho avuto l’impulso di scrivere qualcosa per esercitarmi nella padronanza delle parole dimenticate. Così di seguito annoto, invitando i lettori di questa mia a proseguire il racconto…
Amava così tanto abbacare che quella mattina, nella speranza di poterlo fare solitario ed in un luogo silenzioso, decise di discendere il borro nonostante sapesse che sarebbe stato costretto a ruticarsi in ragione del terreno sassoso e irto di insidie. Durante il cammino, però, fu colto da un’improvvisa e violenta buriana che lo costrinse a rifugiarsi nel cavèdio di un sacello diroccato dove, scoprì con disappunto, aveva trovato rifugio una enneade di buzzurri. Questi, nel mentre zinzinnavano della misera zozza da una ghirba che si scambiavano ridendo, una volta accortisi di lui cominciarono a ciambolare sommessamente tra loro. Infine, emerso da quella bordaglia, un salapuzio flagizioso prese irriverente a celiare con lui e, cerimonioso, gli offrì la broscia alcolica che divideva coi suoi compari, col cavicchio di rifocillarlo. A ciò un immediato cachinno si sollevò da quella prava bruzzaglia, il cui abburattarsi scomposto suscitò in lui una sdegnata burbanza. Tentò allora di replicare salace, ma cica quelli ascoltarono della sua fiera, ma troppo composta, risposta al dileggio ricevuto. Così egli, màcolo e conquiso da tanta scelleratezza, labbreggiando improperi all’indirizzo dei villani che avrebbe tanto desiderato propagginare, fuggi via attraverso il brolo lì accanto; ma correndo quasi alla cieca sotto la pioggia battente che aveva ripreso a cadere, finì piedi e gambe in un cumulo di maleolente cessino. Il lotume gli intrise i calzoni e gli colmò le scarpe. Quel lordo incidente lo avvilì ancor più, tanto che la vista del suo prèdio fu per lui una vera salvezza, ansioso com’era di mondarsi vesti, corpo e spirito…
La punteggiatura forse non è un granchè. Scusatemi; ma. vi prego, proseguite il racconto inserendovi parole desuete come io ho fatto. Alla prossima!
L’elenco di parole desuete ivi fornito è assai ricco e ben redatto (io stesso non conoscevo buona parte delle parole quivi inserite), ma, per quanto m’è possibile, vorrei arricchirlo, con annesso significato ed uso letterario, ove viene fatto.
1. Aberrante: Anomalo, assurdo.
2. Adunque: Dunque, usato dal Machiavelli.
3. Agnolo: Angelo.
4. Appropinquarsi: Avvicinarsi, appressarsi, solitamente a fare una cosa.
5. Aprico: Soleggiato, esposto al sole.
6. Cangiare: Cambiare. Derivato: cangiamento, usato dal Pellico.
7. Favella: Parola, intesa come uso di parlare; derivato: favellare.
8. Fellone: Perfido, sleale.
8. Imbolare: Rubare.
9. Inverecondo: Privo di pudore, o che l’offende direttamente.
10. Masnadiere: Disonesto, prepotente.
11. Motteggiare: Prendere in giro, usato dal Boccaccio.
12. Nondimanco: Nondimeno, usato dal Machiavelli.
13. Nondimeno: Ciononostante.
14. Precipuo: Principale, peculiare; derivato: precipuamente.
15. Pusillanime: Vigliacco, meschino.
16. Ribaldo: Canaglia.
17. Sirocchia: Sorella, usato dal Boccaccio.
Ve ne sono poi altri sui quali sono meno sicuro e che, di conseguenza, pongo alla fine.
18. Salvatico: Selvatico.
19. Sanza: Senza.
Entrambi questi termini sono usati dal Dante, ma la Treccani li indica come appartenenti al dialetto toscano e, anche se appartengono alla favella del Sommo Poeta, non sono sicuro di poterli inserire negli arcaismi italiani (anche perché non sono nemmeno sicuro che siano arcaismi toscani).
20. Veggere (Veggiere?): Vedere.
Il Boccaccio scrive “Veggionvisi”, con significato di “si vedevano”; da questo e da altri riscontri in testi medioevali, ne deduco quindi un verbo, con significato di “vedere”. La Treccani indica come inoltre come corrispettivi di “vedo”, “veggo” e “veggio”. Ma la forma all’infinito, ammesso che esiste (e non vedo perché non dovrebbe), è “veggere” o “veggiere”? Se qualcuno sa come risolvere questo arcano, che me lo dica. Grazie!
crocicchio [cro-cìc-chio]
s.m. (pl. -chi)
1 Luogo dove si incrociano due o più vie
“I limiti del mio linguaggio sono i limiti del mio mondo”. [Ludwig Wittgenstein]
L’idea, quella di creare un dizionario di termini desueti, in un mondo linguistico sulla via (in discesa) dell’impoverimento e dell’imbarbarimento è lodevole, anche se degna d’interesse, ahinoi, solo per pochi, credo. Più modesta mi pare la sua realizzazione così povera di termini, di cui solo pochissimi veramente desueti.
Salutandovi e lodandovi per l’idea voglio confermarvi una mia totale collaborazione in caso di creazione di un vero e proprio corpus, non prima di lasciarvi con una tra le parole oggigiorno desuete che più mi sono care per suono e significato: “druso”.
Franz Wittenberg.
Solo per noi della setta
“Affettazione” e “Sprezzatura” possono essere considerate parole desuete?
Ricordo che Angelo aveva caricato la raccolta in modo da poterla scaricare, è ancora disponibile?
Purtroppo sembra che al momento il link di Angelo sia stato rimosso
Ah, quanta bellezza in queste parole ! Peccato davvero che la nostra bistrattata e depauperata lingua abbia raggiunto un simile degrado cognitivo. Oramai nessuno parla un buon italiano. Magari nei circoli dei letterati c’è ancora qualche anima pia che abbia un briciolo di passione artistica (e culturale) tale da consentirgli di tramandare queste soavi parole…
Ritengo sublime sentir parlare la gente in siffatta maniera
Mi sono chiesto e mi chiedo se anche il vocabolario non abbia il diritto di usare le parole oggi in voga. Tutto cambia e si evolve, anche il linguaggio deve farlo. Vorrei conoscere il parere di qualcuno della Crusca.
Per me va bene cambiare, che vuol dire guardare avanti.
Chapeau! “Le parole sono importanti”, come ci suggerì sapientemente Moretti in Palombella Rossa.
A quanto mi risulta il termine “duttile” riferito al metallo è la proprietà di questo di essere ridotto in fili sottilissimi per trazione. Utilizzare duttile per intendere la capacità di ridurre un metallo in lamine è, seppur frequente, a quanto mi è noto fondamentalmente scorretto. La proprietà di un metallo di essere ridotto in lamine è la “malleabilità” non la “duttilità”.
Fatta questa precisazione non mi pare che il termine sia desueto, tutt’altro, viene sovente utilizzato in ambito tecnico o in senso figurato.
Detto questo colgo l’occasione per fare i miei complimenti per la raccolta.
Grazie per la raccolta! Mi associo all’ultimo commento in lista, duttilitá è un termine che si riferisce alla capacitá di un metallo di essere ridotto in fili sottili. La riduzione in lamine fa riferimento alla “malleabilitá” 🙂
Interessante. Ma si dovrebbe anche discutere delle “costruzioni” desuete della lingua italiana, ad esempio:
“Parmi” per “mi pare”
“Renderassi” per “si renderà”
“Assaissimo” per “moltissimo”
Soprattutto (ma ho letto anche dei “sopratutto”) il verbo seguito dalla forma atona mi incuriosisce.
Mi garbano questi responsi colmi di sapienza e di una notevole volontà di curiosare di fondo, e non enuncio questi deatebi o queste allocuzioni per libidine o per pura e schietta volontà, ma per zelo colmo di attenzione ai sillogismi e agli annedoti che si citano
e volevo a tal proposito sopraggiungere codesto avverbio: testè; che a delineare una cosa appena detta, avverbio quindi noto come iponimo di: ti è stato appena detto…in riferimento a: testè detto che…per esempio: come testè detto tali sillogismi posti nella tua maniera così enigmatica non mi abbacinano come testè detto più di tanto. Bramo che la mia recensione verrà conservata in serbo di ognuno di voi, esimi colleghi di eloqui.
ciao a tutti, buondì e arrivederci.
E volevo a tal proposito sopraggiungere codesto avverbio: testè; che serve a delineare una cosa appena detta, avverbio quindi noto come iponimo di: ti è stato appena detto…in riferimento a: testè detto che…per esempio: come testè detto tali sillogismi posti nella tua maniera così enigmatica non mi abbacinano più di tanto. Bramo che la mia recensione verrà conservata in serbo di ognuno di voi, esimi colleghi di eloqui.
ciao a tutti, buondì e arrivederci.
P.S: scusate ma per alcuni errori precedentemente effettuati, la versione corretta e aulica è quest’ultima.
Ciao a tutti!
Volevo solo segnalare un piccolo errore nella notazione della pronuncia di “Stoltiloquio”, nel caso nessuno l’avesse già detto.
L’accento tonico dovrebbe cadere sulla penultima ò, non sulla ì.
http://www.dizionario.rai.it/poplemma.aspx?lid=17446&r=523434
Ciao!
Massimo
Come siete PETALOSI! 😉
Aggiungerei “Nequizia”=malvagità, iniquità
Non mi reputo tal letterato da competere sulle vostre precisazioni , leggo e ne faccio tesoro . In trasparenza vorrei poter dire che non è di questi tempi ascoltare per le strade il linguaggio absoleto . Pur se io ne sia orgoglioso ma incartapecorirto mi sento . Buona serata ..Mauro
bel post, complimenti.
Io trovo desueta e ormai dialettale la parola “obbiettivo” rispetto al termine corretto “obiettivo” usato ormai da almeno 50 anni su tutti i manuali e le riviste di fotografia (ma anche sui libri che non parlano di fotografia visto che il termine ha altri significati).
Certo negli anni 40 si usava con due b ma quante parole sono state “migliorate” in questi anni?
Eppure i principali dizionari italiani continuano ad avere entrambi i due termini spingendo chi non ha mai letto niente di recente (!) a sostenere che entrambi i termini sono corretti e usabili come se stesse chiaccherando in un bar di Trastevere… 😉
Possibile che non possano aggiornare i dizionari mettendo ad esempio che si tratta di un termine desueto o arcaico e non più in uso dal dopoguerra?
Post molto bello! in effetti alcuni non sono propriamente termini desueti, almeno non quanto
Genetlìaco : compleanno
Pedissequamente : alla lettera, passivamente
Desueto : 😛
@sedrock: fantastico! Mi sono fatto 4 sane risate. Spero qualcuno raccolga il tuo invito.
SAGITTABONDO = Colui che scocca sguardi che fanno innamorare
SGARZIGLIONA = Fanciulla prosperosa
Granciporro = Errore madornale
Non so se esserne lieta o meno, ma a parte i termini più “tecnici”, uso quotidianamente quasi tutte queste parole. Mi è stato detto più volte di “parlare potabile”…
Nel mio Vocabolario strampalato -tuttora a livello di bozza- ho inserito molti termini che non sono desueti, ma anche semplicemente usati a sproposito. Se ti interessa, ecco il link: https://lamialibraria.wordpress.com/vocabolario-strampalato/
il mio vocabolario era un docente di vecchia cultura greco-latina, che amava parlare con termini desueti al fine di non farli scomparire ,alcuni di questi , ma ce ne sono molti altri, sono: anfibologico , discorso o modo di dire interpretabile in due modi diversi, bizantinismo, azione inutile, come spolverare sulla capocchia degli spilli e ambage, giro di parole volutamente tortuoso ed oscuro ,termine molto usato dal noto filosofo Diego Fusaro.
in alcuni regolamenti comunali del ‘600 a Bormio trovo “ascoli” spesso abbinato a “pascoli”. Cosa vuol dire “ascoli”? Trovo anche “boschi tensi e non tensi” e ancora, spesso, “adestare”. Chi mi aiuta?
Molto bello
Sono rimasto piacevolmente colpito e dalla pagina e dai commenti.
Un uso utile e forbito della nostra splendida lingua.
Quando mi rattristo passo a trovarmi e mi rincuoro del fatto che ancora taliuni uomini ricerchino nella complessità del lessico il miglioramento dello stesso.
Più vocaboli si conoscono più elaborata è la forma di pensiero.
Sarà forse per questo che molti termini vengono “fatti dimenticare”?
Cordialmente.
I primi ad oltraggiare la nostra lingua sono le istituzioni, vedi parole come lochìkdown,wellfar,ecc
Conoscete voi che avete creato questo sito una parola desueta collegata all espressione pareva, sembrava?
Ho aggiornato vocaboli desueti del libro “Storia di Cristo” di Giovanni Papini.
possono interessare? Sarei felice di condividerli.
Una domanda può essere considerato una forzatura aggiornare “innanzi” con “davanti”
Esempio: In questo è l’origine del male; nel non avere, del continuo, innanzi all’occhio del cuore, il Signore e i Suoi benefici.
Non mi è piaciuto