Parole e chiarezza nel mondo della burocrazia

Richiedere un certificato, Immaginepresentare un’autodichiarazione, depositare un’istanza. Sono tutte attività che mettono in relazione il cittadino con la Pubblica Amministrazione. Molto spesso capita che ci si trovi disorientati di fronte alla procedura e agli adempimenti da eseguire perché il proprio obiettivo venga raggiunto. Ogni tanto ci si imbatte in un rifiuto da parte del funzionario amministrativo nel rilasciare una determinata attestazione perché la relativa domanda risulta incompleta o priva dei documenti necessari.

Queste situazioni sono state oggetto di satire più o meno riuscite. Una tra le migliori è, a mio avviso, quella all’interno del film di animazione “Le dodici fatiche di Asterix”, dove i due protagonisti si devono recare all’interno della Casa dei folli per farsi rilasciare il famoso lasciapassare A38.

Su La Repubblica di oggi è presente una sorta di invettiva nei confronti del c.d. burocratese e dell’uso di termini o perifrasi usati appositamente per disorientare il cittadino (http://www.repubblica.it/cultura/2013/06/28/news/torna_burocratese-61998398/?ref=HREC2-6). Il tutto nasce dall’abrogazione di una norma che obbligava gli uffici pubblici ad utilizzare termini chiari e comprensibili. Si sarebbe dovuto, infatti, costituire una sorta di task force pronta ad entrare in aiuto nei confronti di quei cittadini che avessero problemi con i termini utilizzati da parte di enti o uffici della Pubblica Amministrazione; ma ora questo progetto è stato smantellato.

Sempre La Repubblica, lancia su Twitter l’hashtag #laparolacheodio per raccogliere tutti i termini del burocratese che si sopportano facilmente, perché complicati o dal significato oscuro.
Io forse eliminerei “ostativo”, altre proposte?

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